mercoledì 23 novembre 2011

GAME START!

Ehilà!! Come state? Spero siate in forma. Vi devo chiedere nuovamente scusa per il ritardissimo ma è stata una brutta settimana per il mio mal di testa cronico... non sto scherzando dico davvero! E non sono riuscita a guardare un monitor fino ad ora... ma io so che mi perdonerete ^_^.
A voi è mai capitato di pensare che se aveste fatto una scelta diversa nella vita, una piccola e insignificante scelta diversa, forse ora essa sarebbe completamente diversa? A me ultimamente capita spesso... ma ditemi di voi!! Voglio sapere, sapere, sapere, immensamente sapere!!

“Oh ma qui non si vede niente!” la voce di Shaoran rimbombò nel tempio vuoto. Ci pensò Tomoyo a risolvere il problema, facendo accendere tutte le torce attaccate ai muri con un paio di parole mormorate a mezza voce. Normalmente non avrebbe avuto bisogno di pronunciare quella semplice magia del fuoco ma avrebbe richiesto un minimo di perdita di energia e in quel momento non potevamo permettercelo.
Le torce si accesero e l’odore acre dell’olio, di cui erano impregnati gli stracci, si diffuse nell’aria all’improvviso mettendoci a disagio.
“Così va molto meglio! Vero Paffir? Liberty?” tipico di Shaoran. Cominciavo a chiedermi come mai avesse chiesto di fare luce quando lui ci vedeva benissimo al buio grazie all’eredità elfica; era chiaro che aveva pensato a Paffir e Liberty, che essendo umani non avevano gli occhi così sviluppati.
“Grazie Li, ma ora… dove andiamo ora? Da che parte?” disse placido Paffir. Era strano che ci chiamasse ancora per cognome dopo tre anni e molte avventure alle spalle… anche se, a volte, si lasciava sfuggire il nostro nome… specie nelle situazioni concitate.
Mi guardarono tutti, manco fossi l’Oracolo degli Oracoli… sempre che tale carica esistesse…
“Non so dove dobbiamo andare… o meglio Uno mi ha detto che dobbiamo scendere nei sotterranei più profondi del tempio… unico problema, capire dov’è il passaggio… nemmeno lui era riuscito a capirlo.”
Decidemmo di cercare individualmente, per ricoprire più in fretta tutta l’area dell’enorme stanza, così dopo che Cleto ebbe fatto un giro di ricognizione alla ricerca di trappole, cominciammo la ricerca.
Mi guardai intorno. Quel tempio mi dava il voltastomaco... angioletti e cherubini armati di arco e frecce con la punta a cuore decoravano la stanza mentre sulle pareti erano raffigurate con bassorilievi, affreschi e mosaici preziosi le gesta e i miti del dio a cui era dedicato il tempio.
Al centro del pronao, davanti al ricco altare decorato con orchidee e altri fiori bianchi e rosa, torreggiava una statua gigantesca di Cupido: un giovane alato con la faretra alla cintura della corta tunica, in procinto di scoccare una freccia dal suo maledetto arco corto. Mi ci avvicinai per guardarlo meglio: il marmo candido contribuiva a renderlo raggiante, teoricamente bellissimo e perfetto… ssse. Come no…
Camminai all’indietro per poter esaminare la statua alta almeno 6 metri nella sua interezza… magari un passaggio segreto si apriva se veniva accecato… o almeno così speravo. Indietreggiai finchè non sentii che qualcosa si faceva strada tra i vestiti e l’armatura leggera fino a pungermi la pelle: “Ahi!” gemetti.
Accorsero tutti subito: Paffir e Liberty sospirarono insieme: “Oooh, com’e romantico!”,Shaoran arrivò mentre mi giravo per vedere cosa mi aveva punta e senza volerlo dissi in coro con lui: “Oooh maddai! È troppo cliché!!” Tomoyo scoppiò a ridere… non l’avevo quasi mai vista con le lacrime agli occhi per le risate… se per il coro o per ciò che mi aveva punta non avrei saputo dirlo. Il corpo incriminato non era altro che uno stramaledettissimo putto in marmo di quelli in punta di piede (perché solo su uno si reggeva), armato d’arco e frecce di metallo. “Si, si… molto divertente…” sbottai alla statua del dio; resistetti a stento all’istinto di distruggere l’angioletto di una trentina di centimetri, invece lo afferrai e lo ruotai di novanta gradi facendogli puntare una colonna.
Immediatamente sentimmo un rumore di scivolamento e davanti ai piedi dell’avatar marmoreo si aprì un passaggio: scale scure che portavano in un luogo ancora più oscuro.
“Grande Nay’ar! Hai trovato il passaggio segreto! Ora con un po’ di luce…” disse ammiccando a Tomoyo, che mormorò un altro paio di parole per far comparire un globo di luce bianca ai suoi ordini, “… possiamo entrare!” terminò allegro. Certo il fatto che ancora non mi chiamasse sorellina era un chiaro indicatore della sua rabbia latente ma aveva altre priorità e certe piccolezze come quelle frecciatine (che sapeva avrei colto) erano un prezzo che ero disposta a pagare per la menzogna che gli avevo propinato.
Aspettai che anche Liberty fosse entrata poi volsi uno sguardo di sfida alla statua: “Cos’è? Un modo per farvi perdonare? Cupido-sama?” dissi sottovoce. Subito dopo Shaoran uscì dal buco e richiese con insistenza la mia presenza: “Sei tu che sai dove andare! Dai! Muoviti!”
“Te l’ho detto  e te lo ripeto: io so solo che dobbiamo scendere.” Gli ripetei con calma esasperata a cui lui rispose con sfacciata sfrontatezza: “Dobbiamo scendere? E allora… Scendiamo…” e mi spinse nella cavità leggermente illuminata.
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“È divertente quell’immortale zia! Anche se per verità non ho ben compreso cosa volesse intendere con quella frase… posso richiedere la tua opinione?”
“Nipote… ritengo sia giunto per te il momento di imparare a leggere nei cuori dei popoli prima di esercitare il tuo potere su di loro.”
“Zia Athena! Sai bene che il mio potere non è possibile legarlo alla saggezza! Guardami! L’amore è come me! È fresco, imprevedibile e divertente! Vero madre? Come quello che tu esercitasti su quei due mortali… Elisa e Paride… No, no, aspetta… Elena e Paride! Quella fu una storia memorabile madre! Ancora ne parlano!” mia sorella annuì mentre rispondevo al giovane Cupido: “Ricordo quegli eventi… ero presente anche io… fu un massacro. Ecco cosa portò l’uso avventato del nostro potere! È un fardello che seguiterò a portare sulle mie spalle da qui all’eternità. Ora spero capirai la ragione del mio consiglio. Sia la tua mente aperta alle critiche e pronta a migliorare se stessa. Solo così seguiterai ad attirare fedeli, ed essi ci nutriranno con le loro preghiere e i loro riti, mantenendoci in vita e prosperosi.” Parlare con un giovane come Cupido era molto difficile e ad aggiungersi a ciò ci fu la stanchezza accumulata durante i mesi di ininterrotto arbitrio. Una imminente guerra tra gli dei era una catastrofe da scongiurare in tutti i modi e fintanto che La dea della giustizia Maat non era riuscita a concedermi il sollievo di qualche giorno di riposo per poi continuare congiunte il nostro mediare, avevo dovuto prendere sulle mie spalle tutto l’onere del giudizio.
Ora che ero libera però inspiegabilmente ero andata a controllare come se la cavava la mia fedele e il suo gruppo. Non mi capacitavo dell’enorme peso di cui si erano fatti carico. Più che del peso non mi capacitavo del motivo per cui l’avevano fatto… leggendo i loro cuori percepivo che non era il senso del dovere o quello della patria a spingerli a tali imprese… ma solo l’egoistica voglia di sopravvivere… dovevo ammettere di provare dell’ammirazione per loro… leggera… ma comunque presente nel mio animo.
Le ero riconoscente.
Facendo ciò loro inconsapevolmente aiutavano me e Maat a mantenere l’ordine tra i Pantheon.
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Avevamo fatto scalini per oltre 10 minuti quando finalmente il pavimento tornò ad essere calpestabile.
Ancora pochi passi e ci ritrovammo in una grande stanza. Intorno a noi c’erano molte reliquie: frecce dalla punta a cuore, protezioni, calici… sapevo che erano oggetti potenti, lo potevo percepire senza sforzo ma sapevo anche che tutti appartenevano a Cupido-sama e io non avevo certo intenzione di farlo adirare prendendo dei souvenirs… era anche vero però che il potere emanato da quel posto era intossicante, pareva voler far vacillare la volontà del Giusto, spingendoti ad afferrare una qualsiasi delle reliquie lì conservate e a metterla nello zaino. Incorrendo così nell’ira giustificata della divinità. Mi guardai attorno piena di meraviglia, e giusto in tempo! Quel cretino di Shaoran si stava avvicinando con faccia inebetita ad una coppa… sicuramente non per farle delle foto…
“SHAORAN! NOOO!” gli gridai allarmata, lui si fermò a due centimetri dalla coppa e lo sguardo tornò vigile:
“C-che? Cos’è successo?” beeenee! Ora Shaoran mi si rincretiniva del tutto! Ma possibile che capitassero tutte a me? Gli risposi esasperata:
“Ancora niente ma allontanati da quella coppa e soprattutto NON-TOCCARE-NIENTE! Intesi? Abbiamo già abbastanza divinità avverse. Non ti pare?” era pericoloso parlargli con questa sfacciataggine mentre eravamo in litiganza (termine che avevo coniato io e che indicava il lasso di tempo in cui il rapporto tra me e Sha era piuttosto teso) ma dopo tutto sapevo bene che non avrebbe cominciato a far parole con me nel pieno di una missione.
Si sedette per terra a gambe incrociate. Immobile come una statua al centro della sala.
“Li…? Che fai? Dobbiamo andare muoviti!” Shaoran non rispose a Paffir e invece cominciò una litania bassa e lenta. Stava meditando. Voleva quindi rafforzare corpo e spirito… e se Shaoran meditava era solo perché aveva percepito qualcosa di strano… il suo sesto senso era infallibile… in 22 anni di conoscenza non aveva mai fallito una volta. Il suo meditare mi aveva resa nervosa. Poco dopo terminò, si rialzò e come a confermare i miei sospetti e timori, lasciò il suo solito posto accanto a me per posizionarsi nelle retrovie e ritrovarsi l’ultimo del gruppo.
Trovammo altri scalini bui e ripidi, attraversammo altri corridoi angusti e labirintici e ancora una volta mi ritrovai a dover appoggiare la sinistra al muro per mantenere la strada giusta, oltrepassammo sale grandi e piccole e per poco non finivamo in una grossa trappola a pavimento di quelle legate alle piastrelle… fortunatamente Cleto vegliava su di noi e ci avvertì appena in tempo così riuscimmo infine a raggiungere una enorme sala illuminata dalle torce. Dettaglio non trascurabile era il fatto che le torce fossero già accese al nostro arrivo. Tutti ci preparammo ad un eventuale attacco, sfoderando spade, sgranchendosi le articolazioni e mormorando protezioni di gruppo.
Stavamo per guardarci intorno quando percepimmo tutti  (anche Shaoran… curioso dal momento che era negato in qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia) una enorme energia magica. Tomoyo e Liberty furono le più sconvolte dal fatto e cominciarono a parlare di quanto potesse essere grande, da dove venisse e, soprattutto chi o cosa la possedeva.
“Deve per forza essere la Piuma…” diceva una
“Sì, deve per forza essere così ma non avevo mai sentito un’ aura magica di queste proporzioni… ” diceva l’altra,
“Conta che è la reliquia di un dio… ma da dove arriva…?” la fonte cominciò a pulsare come se volesse attirare la nostra attenzione e subito tutti ci girammo verso il fondo della stanza dove, avvolto in un tenue bagliore rosato, vi era un altare da preghiera. Solo allora mi resi conto della stanza in cui eravamo capitati: era ENORME, almeno una quarantina di metri per trenta. Per accedervi dal corridoio era necessario salire tre scalini di pietra e sul perimetro di tutta la superficie sopraelevata c’erano due file di colonne in stile dorico. Mentre ci dirigevamo con cautela verso l’altare, camminando sul pavimento ricoperto di mosaici di foggia spettacolare e accuratissima ma chiazzato di muschio qua e là, commentai a mezza voce: “Dobbiamo essere finiti  nel tempio vecchio… devono averci costruito sopra quello attuale dopo un alluvione o qualcosa del genere…” a confermare le mie congetture c’erano il muschio sul pavimento e i frammenti di una statua votiva sparsi sul pavimento e ai margini delle colonne… che le torce fossero accese quindi era del tutto innaturale…
Ci avvicinammo con cautela alla reliquia.
Era una lunga freccia decorativa denominata ‘La Piuma di Cupido’ il suo potere era enorme e mi invitava ad afferrare la freccia con la tranquillità della raccolta di un fiore… allungai la mano. Guardai Cleto. Lui fece un cenno di diniego. Possibile che non ci fossero trappole? Troppo facile. Nessun nemico e nessuna trappola… Guardai i miei amici: le loro facce erano serie o perplesse. Quella di Shaoran invece non mostrava nulla. Quello era il peggior segno che potessi vedere. Chiesi un frammento di statua e in un battito di ciglia lo ebbi in mano. Mi allontanai e lanciai la pietra verso la ‘Piuma’. Il marmo si sbriciolò in una nuvola di polvere.
Cleto provò a scusarsi perché lui davvero non aveva percepito niente. Gli risposi rassicurante: “Non ti preoccupare. Evidentemente Cupido-sama non ha voglia che qualcuno percepisca le sue trappole… non ci puoi fare nulla.” Cleto si pose contrito sulla mia spalla. Provammo per qualche minuto a disarmare la trappola ma non sapendo cosa la facesse scattare tutti i nostri tentativi fallirono miseramente. Alla fine mi rivolsi a tutti: “Ok… tutti lontani. La prendo io la scossa.” tutti esplosero in cenni di diniego e espressioni contrarie alla mia decisione. Con una calma che in realtà non mi apparteneva risposi a ognuno di loro: “Sha, tu sei il meno resistente alla magia e nel caso devi portarli fuori di qui; Paffir, sei l’unico che può curare, e mi serviresti… nessuno di noi potrebbe fare lo stesso per te; Tomoyo, tu sei la più debole ai danni fisici. Troppo pericoloso, però qualche protezione in più non mi schiferebbe… grazie... e tu Libby, beh nel peggiore dei casi abbandoneresti tutti gli spiriti che ti seguono… davvero vuoi rischiare di abbandonarli? Le conseguenze potrebbero essere disastrose… naaah! Meglio che ci provi io…” nessuno disse niente ma Shaoran mi guardava con uno sguardo da: ‘Prova a morire e ti uccido’… non so come avrebbe messo in pratica il suo proposito, ma non avevo alcuna intenzione di morire.
Aspettai che Tomoyo finisse di castare le protezioni con gli occhi velati di lacrime e mi girai decisa verso la reliquia. Quando tutti, compreso Cleto, si furono allontanati abbastanza, allungai la mano con la mente serena. Chiusi gli occhi e continuai a procedere finchè non sentii che le mie dita sfioravano qualcosa di metallico e liscio, allora presi la freccia e me la portai al petto. “NAY’AR! ATTENTA!” urlò qualcuno… non ebbi il tempo di capire chi fosse perché immediatamente dopo l’avvertimento qualcosa mi colpì la schiena con la violenza di 100 bufali. Mi ritrovai a lottare per riprendere fiato, incapace di estroflettere le ali, il colpo doveva avermi danneggiato per bene le cicatrici da cui uscivano. Ringraziai solo di avere avuto tutte quelle protezioni addosso e soprattutto di discendere da un drago. Quando mi girai ansante rimasi pietrificata dall’orrore e strinsi di più la freccia al petto. Solo allora dalla parte opposta della sala echeggiò una voce fin troppo familiare. Simile alla mia ma leggermente più profonda e autoritaria: “Nay’ar! La mia cara dolce Nay’ar! E vedo che ci sono anche tutti i tuoi insignificanti piccoli amici!” i miei ‘insignificanti piccoli amici’ si misero davanti a me per farmi scudo mentre a fatica mi rialzavo.
“Bhè? Non mi salutate? Non è molto carino da parte vostra!”
Avrei preferito di gran lunga la compagnia inopportuna di un’orda non morta piuttosto che lo scontro con quella specie di mio negativo fotografico che era diventato quel deuncolo… se io avevo capelli rossi e pelle viola, lui (o meglio lei ormai) aveva i capelli viola e la pelle scarlatta,se i miei occhi erano completamente bianchi i suoi interamente neri, se io avevo ali angeliche le sue erano demoniache ma oltre a questi dettagli eravamo uguali in tutto e per tutto: la postura, la camminata… l’aspetto (lineamenti e forma di occhi naso ecc…).
Era il mio peggior nemico.
Il dio che combattevo da tre anni.
Fenril.


Spero che questo post vi soddisfi! Ho impiegato una vita a scriverlo...
Chi è Fenril? Perchè ha l'aspetto di Nay'ar al contrario? Che cosa vuole da loro il 'deuncolo'? Riusciranno a salvare la 'Piuma' e tornare a casa tutti e cinque sani e salvi? Lo scoprirete nella prossima puntata di Nay'ar Chronicle: "Fenril. Gli occhi di ossidiana."! Non perdetelo!! Al prossimo post! Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaoooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

1 commento:

  1. Uao!Un sacco di citazioni! ma questi post non finiscono mai! Però la storia ti prende.

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