giovedì 4 agosto 2011

Segreti e piume di vento

Ehilà!! Come va? Oggi (o forse ieri... decidete voi) troppo mal di testa per postare di pomeriggio così posto a quest'ora improponibile... e va bè tanto voi mica leggete in tempo reale? O si? Comunque... lunga parte che riguarda Aral questa volta vero? Credo ancora un post con Aral... poi si torna a Nay'ar ma non vi anticipo nulla vedrete da voi ^_^. Bando alle ciance:

Seguii Tomoyo avendo cura di non essere visto fino al complesso della Terra. Entrò e, a passo svelto e sicuro, cominciò a salire tutte le rampe di scale che incontrava. C’è da dire che gli edifici erano alti circa 5 piani quindi mi dovetti sorbire 5 piani a piedi senza farmi vedere!
Salì anche l’ultima rampa di scale: quella che, presumibilmente, dava sul terrazzo attraverso una porta. La guardai perplesso, chiedendomi perché non la aprisse poi, un sorriso, un lieve movimento con la mano e un incanto mormorato a fior di labbra dissolsero la protezione magica che non avevo visto né percepito. Tradotto: Voglio Stare Sola. Uscì sulla terrazza, lasciando la porta socchiusa, così ne approfittai per sbirciare: lei era lì, addormentata con un libro in grembo e la schiena alla ringhiera. Un’espressione tranquilla ma in qualche modo vigile, anche nel sonno. Tomoyo fece qualche passo verso di lei, la pelle scura del volto (avrei giurato fosse eredità Drow sebbene la sua struttura fisica fosse troppo massiccia per gli standard di razza) coperta dalla chioma corvina:
“Nay’ar – la chiamò – Nay’ar svegliati…” lei mugugnò qualcosa di incomprensibile ma non si svegliò. Tomoyo non gettò la spugna:
“Nay’ar, è importante! Mi è arrivato un messaggio di Uno che mi chiedeva perché tu non rispondi ai suoi messaggi…” Uno? Chi era Uno? E perché chiamarlo uno e non con il suo nome?
“Uno?” disse lei svegliandosi come in preda al panico “Perché non l’hai detto subito? Fammi vedere cosa dice!” aggiunse sbadigliando e allungando il braccio per farsi passare il cellulare… quando lo aveva dato a Tomoyo? Ad ogni modo, dalla premura capivo che chiunque fosse questo tipo, doveva essere molto importante per lei. La Drow (…?) le diedeil cellulare sorridendo: aveva letto il messaggio… sapeva come avrebbe reagito Nay’ar… lei sapeva un sacco di cose che in realtà avrei voluto sapere io.
La osservai mentre leggeva e il suo volto si faceva sempre più sconcertato. Infine esplose:
“COOOSA?? Ma quel computer è tutto scemo!! È troppo lavoro! Ma si rende conto che sono 10 vestiti da realizzare in 2 mesi?” Tomoyo cercò di sembrare conciliante,
“Tecnicamente parlando sono quasi tre. I mesi, intendo.”
“Mmmh, io mi riferivo al puro lavoro manuale, quel mese l’ho preso per l’ideazione: prendi le misure, fai dei bozzetti che piacciano a tutti, scegli le stoffe… questo, quello… saranno 3 mesi d’inferno!” le rispose lei professionale. Ma più importante del suo tono: aveva detto computer? Parlavano Del Super-computer? Quello che controlla l’intera accademia? E se si, perché ne parlava come fosse un amico? Perché lui mandava messaggi ai cellulari degli studenti? Faceva vestiti? Perché più scoprivo cose su di lei, più mi sembrava di togliere il mattoncino sbagliato in una torre? Perché continuavo a farmi solo domande a cui non sapevo dare una risposta? Le loro voci mi distolsero dalle mie domande, per fortuna:
“Nay, sai che i vestiti li possiamo andare a comprare, – la rassicurò Tomoyo – non c’è bisogno che ti uccidi di lavoro per noi! In più c’è la scuola, la ricerca dell’a…” ma venne zittita da Nay’ar:
“Non parliamo di questo qui. Le parole sono piume di vento ma a volte possono essere le piume più pesanti della tua vita.” disse in modo enigmatico, e poi aggiunse con rinnovato vigore: “Ma non ti preoccupare! Ce la farò, lo sai che ce la farò. In più Uno mi aiuterà. E non era una domanda.” Era una mia impressione o l’ultima frase era detta al vento? E cosa intendeva con quella storia delle piume? Ancora una volta l’azione mi distolse da domande senza risposta:
“Cleto!” chiamò Nay’ar gentilmente. Subito un gufetto puccioso le si posò tranquillo sul braccio, girando la testa a 360° come solo i gufi sanno fare: “Vai da Sha, per favore, e digli che devo prendergli le misure” digli che devo prendergli le misure? Un gufo che parla?
“Devo anche dirgli di Uno?” chiaramente. Un gufo che parla. Avrei dovuto essere stupito e invece, stranamente, non lo fui. Cos’altro mancava? Il segretone-assoluto-della-scuola-che-nessuno-doveva-sapere? Nay’ar annuì ma Tomoyo la contraddisse:
“No. Quando li ho lasciati lui stava andando al club. C’è troppa gente e il segreto di Uno va protetto” ecco, appunto. Il gufo inclinò la testa, perplesso,
“Allora cosa devo dirgli quando mi chiederà il perché? Perché sai che me lo chiederà…” Nay’ar sorrise serafica rispondendo:
“Digli semplicemente che Nay’ar ha un brutto presentimento e che gli spiega i suoi timori a cena. Grazie, Cleto” il volatile assunse un’espressione strana… scettica forse e prese il volo.
Rimaste sole si misero d’accordo per ritrovarsi in camera loro: Nay’ar avrebbe preso le misure di Tomoyo per portarsi avanti:
“Anzi, tu comincia ad andare io passo a prendere del materiale da Uno. A dopo” si salutarono e Tomoyo si diresse verso di me… dovevo nascondermi… o almeno dissimulare la mia presenza… pensai in fretta e decisi di scendere una rampa di scalee di risalirla sbadigliando e stiracchiandomi, per dare un tocco casual alla mia presenza. Quando inevitabilmente ci incrociammo, lei tirò dritto per la sua strada. Niente rallentatore stile film o scambio di sguardi. Dopotutto, noi nemmeno ci conoscevamo…
Aspettai che si allontanasse e poi mi fiondai letteralmente sul terrazzo trovandolo vuoto. Non era volata via da molto così mi sporsi dalla ringhiera per cercarla in aria o a terra: niente. Nessun segno di lei.
Sconsolato mi lasciai scivolare con la schiena alla ringhiera nello stesso punto in cui lei si era addormentata e cercai di mettere ordine nei miei caotici pensieri: 1) Nay’ar mi piaceva (forse ero già un bel pezzo avanti ma non volevo indagare oltre per il momento); 2) lei era così forte da essere potenzialmente pericolosa per cose o persone (anche se dubitavo che se ne andasse in giro a distruggere le cose); 3) era parte di una èlite di studenti (che il rettore teneva in grande considerazione); 4) poteva resistere e anzi ignorava Keichi (e questa era la prima volta che succedeva); 5) il suo hobby era fare vestiti e aveva un gufo parlante (la prima cosa mi stupiva, la seconda no… non avrebbe dovuto essere il contrario?); 6) conosceva Uno, il super-computer che controllava tutta l’Accademia (ma era davvero conoscere il verbo giusto?); 7) quest’ultimo fatto non doveva sapersi (e io invece lo sapevo).
Mi alzai e mentre mi avviavo in mensa per la cena, con il tramonto alle spalle, ripensai alle parole di Nay’ar e finalmente le capii.
Le loro parole, leggere come  piume di vento fino a poche ore prima, erano ora macigni invisibili.
Senza volerlo, mi ero imbattuto proprio nelle ‘piume più pesanti della mia vita’.
Eccoci qua. Realtà, verità, mezze verità, inganni, non sono facce dello stesso dado da 4? Cosa succederà in mensa? Shaoran si sarà calmato? Aral si sarà ripreso dallo shock delle piume di vento? Lo scoprirete nella prossima puntata di Nay'ar Chronicle: 'La verità dietro a quegli occhi di Luna'!! Non perdetelo! Al prossimo post!
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaoooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

1 commento:

  1. GRANDEEEEE ARAL! Non si è fatto beccare!
    Un truccone fenomenale! stiracchiarsi sbadigliando!
    Completamente antisgamo!
    Di seguito trovi un P.S. sulla parola élite:

    P.S.: In francese elite si scrive con l'accento acuto sulla prima e; se poi la si usa al plurale, si aggiunge una s finale. Delle due una, dunque: o scrivete elite senza accento e senza s finale, oppure dovete scrivere élite e, al plurale, elites.

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